E Natali ci annunziò racconta la Natività in modo nuovo. L’intento è mostrare la vita quotidiana dei personaggi in forma narrativa. Cosa faceva Giuseppe ogni giorno? Come avrà reagito agli eventi straordinari che lo hanno coinvolto, da uomo? E Maria?
Vestirò i panni del narratore sulla scena. A fianco, la cantante solista, il coro, quattro musicisti: tutto si fonde per uno spettacolo coinvolgente.
L’impronta dello stile Fracargio c’è sempre, anche se in questo caso, prevale la semplicità.
Semplice non è semplicistico. Il richiamo al popolare, con l’uso di diversi brani tradizionali, è fedele all’intento originario del gruppo: creare ponti con altre forme di espressione. Come la musica popolare, appunto. C’è spazio per l’elettronica, come da tradizione Fracargio, ma a prevalere è la parte acustica.
Il testo l’ho scritto ispirandomi sia ai testi canonici che apocrifi, arricchendolo di molti passi inediti.
Un racconto laico ma rispettoso del sentimento religioso che può essere fruito da tutti.
Ai concerti si può acquistare l’omonimo libro con cd, in cui c’è spazio per i testi esclusi, per motivi tecnici, dal vivo. Nonostante ciò, i capitoli seguono in gran parte la narrazione dello spettacolo. Per questo motivo, il libro è un ottimo supporto all’ascoltatore, specialmente se non è avvezzo alla lingua siciliana.
Nel cd sono presenti un buon numero di brani che si possono ascoltare dal vivo.
Ho creato lo spettacolo E Natali ci annunziò insieme a Dario Pino. Anni prima, Dario aveva scritto alcuni brani inediti su testi popolari siciliani del Natale, con l’intento di fondere cultura e strumenti musicali classici con il sentimento e la musica popolare. Qualche tempo dopo, mi ha chiesto di creare uno spettacolo per il nostro gruppo Fracargio, proseguendo l’esperienza inaugurata con Odiamuri.
Ho così scritto un testo che fosse il filo conduttore tra i vari brani. Ho deciso di farlo in lingua siciliana. Per ragioni di narrazione ho aggiunto alcuni brani musicali tratti dalla tradizione provenzale, aggiungendo un testo mio. La ragione di questa scelta è che la lingua provenzale, come quella siciliana, ha una storia gloriosa, ma è stata sconfitta dalle lingue nazionali. Rischiano entrambe di scomparire per sempre.